(English text below)

In un mondo devastato da molteplici crisi, da violenza e sopraffazione, mi sono domandato: che cosa è che manca? Quali colori emotivi sono scomparsi dal mondo, pur essendo necessari per una buona vita sulla terra? Mi sono risposto così: i grandi assenti sono le emozioni tenere, i buoni legami, i sentimenti semplici. Ho pensato allora a un album dai toni intimistici e lirici, che visti in questa luce acquistano però anche un carattere “politico”, di denuncia. In questa ricerca sono arrivato a concepire altre scelte: niente elettronica, niente effetti speciali, niente virtuosismi: solo un pianoforte e un linguaggio scarno ed essenziale dove ogni nota è lì perché necessaria. Mi sono attenuto a tre principi che nel mondo di oggi, mondo dello spreco, dell’eccesso, dei toni alti e pletorici, suonano rivoluzionari: 

  • prima di scrivere una nota chiediti se quella nota è necessaria, o se sia preferibile un silenzio
  • prima di aggiungere un’altra nota chiediti se quella precedente non fosse già sufficiente
  • prima di creare un accordo a quattro, cinque voci chiediti se tre, o magari due soltanto non sarebbero sufficienti

I toni emotivi dei brani sono malinconici: l’umanità è stata un esperimento meraviglioso, ma in definitiva fallimentare. I peggiori rappresentanti della nostra specie, bugiardi, cinici, violenti e avidi, hanno ormai invaso tutte le posizioni di potere, in politica, in economia, ovunque. Ora il disastro della patocrazia è sotto gli occhi di tutti. 

Da qui nasce questa mia ricerca di “un paese innocente”, (la frase proviene da una poesia di Giuseppe Ungaretti), un luogo pulito e sincero, l’unico da cui forse sia possibile gettare nuove basi per la vita umana, e che permetta, come recita l’ultima traccia dell’album, di portare via questi inverni bui. 


In a world ravaged by multiple crises, violence and oppression, I asked myself: what is missing? What emotional colours have disappeared from the world, although they are necessary for a good life on earth? I answered myself: tender emotions, good relationships, simple feelings are missing.
So I thought of an album with intimate and lyrical tones, but also with a ‘political’, denunciatory character. Other choices became natural: no electronics, no special effects, no virtuosity: just a piano and a bare, essential language, where every note is there because it is necessary. I stuck to three principles that sound revolutionary in today’s world of waste, excess, high and plethoric tones:

  • before writing a note, ask yourself if this note is necessary or if silence is preferable
  • Before adding another note, ask yourself if the previous one was not enough.
  • before creating a four- or five-note chord, ask yourself if three or maybe just two would be enough.

The emotional tone of the songs is melancholic: humanity has been a wonderful but ultimately unsuccessful experiment. The worst representatives of our species, liars, cynics, violent and greedy, have now taken over all positions of power, in politics, in business, everywhere. The disaster of pathocracy is now there for all to see.
Hence my search for an “innocent land” (the phrase comes from a poem by Giuseppe Ungaretti), a clean and sincere place, the only one from which it is perhaps possible to build new foundations for human life and which, as the last track on the album says, allows us to take away these dark winters.