Testo italiano in fondo alla pagina
The piano for me was essentially an intimate and private moment. I confessed to him the hardest moments, the saddest moments, hopes and nostalgia.
I wanted to collect in an album some of these moments written over a quarter of a century. Autumn dates back to the late nineties, Sad moon was written in 2000, a final greeting that opened a period of crisis and absolute silence that lasted for years; Hotel Vienna represented the return to music. Some old works were then resumed and expanded in this period.
I performed these pieces in their own intimate dimension: with care and imperfections, without exhibitionism.
One more thing: many will notice the title of a famous standard, My Funny Valentine, even if my interpretation is completely foreign to the jazz language. Several months ago I was deeply moved by the performance of Chet Baker in Hanover in 1988, his last great concert; a dramatic interpretation of an unspeakable melancholy. Under the impression of it I started playing that theme, gradually making it my own and transforming it into a piece much closer to the classics of the 19th century than to jazz.
Il pianoforte per me è stato essenzialmente un momento intimo e privato. A lui ho confessato i momenti più duri, i momenti più tristi, le speranze e le nostalgie. Ho voluto raccogliere in un album alcuni di questi momenti annotati lungo un quarto di secolo. Autumn risale agli ultimi anni novanta, Sad moon è stato scritto nel duemila, un estremo saluto che ha aperto un periodo di crisi e di assoluto silenzio durato anni; Hotel Vienna ha rappresentato il ritorno alla musica. Alcuni vecchi lavori sono poi stati ripresi e ampliati in questo periodo. Ho eseguito questi pezzi nella loro propria dimensione intima: con cura, con imperfezioni, senza esibizionismi.
Ancora una cosa: molti noteranno il titolo di un famoso standard, My Funny Valentine, anche se la mia interpretazione è del tutto estranea al linguaggio jazz. Diversi mesi fa sono stato profondamente emozionato dall’esecuzione di Chet Baker ad Hannover nel 1988, il suo ultimo grande concerto; un’interpretazione drammatica di una indicibile malinconia. Sotto l’impressione di essa ho iniziato a suonare quel tema, via via facendolo mio e trasformandolo in un brano assai più vicino ai classici dell’800 che al jazz.
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